Pino d'Aleppo
Gestri
Nome comune |
Pino d'Aleppo |
Nome latino |
Pinus halepensis |
Famiglia |
Pinaceae |
Specie target interventi di eradicazione |
Distribuzione
Il pino d’Aleppo è distribuito in tutto il bacino del mediterraneo e in Italia è presente lungo tutte le coste della penisola e delle isole. Nell’Arcipelago Toscano è molto diffuso nell’isola di Pianosa, diversi nuclei si trovano anche all’Elba dove, nelle stazioni costiere più calde e rocciose sostituisce il pino marittimo. Il problema dell’indigenato di questa specie in Italia è ancora aperto, infatti non è escluso che molti popolamenti derivino da antichi rimboschimenti. Potrebbe essere spontanea nelle aree più calde dell’area mediterranea, dove assume un portamento arbustivo o contorto a bandiera. Le formazioni più importanti si trovano in Puglia, Sardegna, Sicilia e piccole isole.
Descrizione
È una albero che può raggiungere i 20 metri di altezza. Portamento ombrelliforme, almeno negli esemplari completamente cresciuti. Si distingue facilmente dagli altri pini (pino domestico e marittimo) soprattutto per la corteccia grigio chiara, aghi sottili, un po' glauchi e pigne più piccole tipicamente legate ai rami da peduncoli contorti.
Ecologia
Si tratta di una specie adattata alla siccità, capace di crescere su suoli poco sviluppati e rocciosi. Trova le stazioni di elezione su substrati calcarei o calcareo-marnosi. Generalmente vegeta nelle garighe costiere, anche se si trova fino ad una quota di 800 metri. A differenza del pino domestico (Pinus pinea), il pino d’Aleppo è in grado di rinnovarsi autonomamente, la germinazione dei semi è stimolata soprattutto dal forte calore dovuto ad un incendio.
Problematiche connesse con la sua presenza
Il pino d’Aleppo rispetto al pino domestico è capace di rinnovamento naturale. Nelle stazioni costiere costituisce una minaccia per tutte le formazioni vegetali di interesse conservazionistico da quelle erbacee a quelle legnose. Nel caso specifico di Pianosa, questo pino minaccia le macchie e boscaglie a ginepro fenicio (Juniperus phoenicea). Infatti a partire dai nuclei esistenti (considerati impianti artificiali data la distribuzione originaria in filari regolari) è stata osservata la capacità di rinnovamento nel sottobosco e nelle aree circostanti; inoltre come effetto immediato del taglio dei pini (avvenuto nel corso di un precedente progetto di conservazione) si è avuta una rapida ripresa vegetativa dei ginepri che erano presenti sotto la copertura.
Misure di contenimento
I metodi utilizzati per il controllo di questa specie sono il taglio raso o cercinatura. La ramaglia viene subito allontanata per ridurre il rischio di propagazione dei semi. Nei mesi successivi al taglio è necessario effettuare un controllo per eliminare le eventuali plantule germinate dai semi caduti al suolo nel corso degli interventi.
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