Capra di Montecristo
Bernardeschi, Salvini
Nome comune |
Capra di Montecristo |
Nome latino |
Capra hircus |
Famiglia |
Bovidi |
Specie target interventi di conservazione |
Origine della popolazione di Montecristo
Mammifero appartenente all'ordine degli Artiodattili, presente a Montecristo quale unica popolazione italiana di capra vivente allo stato selvatico da epoca antica. I caratteri morfologici sono molto affini a quelli delle popolazioni ircine di Creta, delle isole Egee e a quelli dell'Egagro asiatico, ma la variabilità nel mantello è notevole. Proprio questa somiglianza e variabilità di colorazione, è stato motivo di incertezza per quanto concerne l'origine della popolazione di Montecristo. Tuttavia recenti indagini genetiche sembrano confermare l'ipotesi che la popolazione sia originata da antiche introduzioni di capre domestiche a cui sono seguite successive introduzioni più recenti. Sono documentate introduzioni operate nel 1898 quando a Montecristo, riserva di caccia reale, furono trasportati mufloni, cinghiali e capre.
Descrizione
Spagnesi identifica ben 6 diversi tipi di manto, con peso rispettivamente del maschio adulto di circa 40 Kg e 25 kg per la femmina, altezza al garrese per il maschio compresa tra 65-88 cm e 55-66 cm per le femmine. Tutti gli esemplari sono provvisti di corna, anche se solo nei maschi raggiungono un elevato sviluppo con un aspetto tipico a scimitarra.
Biologia
La specie può essere considerata poliginica con i maschi dominanti che lottano per l'accesso alle femmine nel periodo riproduttivo (agosto). Le femmine partoriscono per la prima volta un solo piccolo a circa 12 mesi con una gestazione di 150 giorni. Relativamente a dati di produttività non si hanno stime dirette; è probabile che le femmine partoriscano una volta l'anno ma non si può escludere un secondo parto. I parti probabilmente avvengono durante tutto l'anno con un picco nei mesi di marzo-aprile. Anche se i maschi raggiungono la maturità sessuale fisiologica molto prima è probabile che non possano avere accesso alle femmine prima dei 5 anni. L’alimentazione è costituita per lo più dalle essenze più abbondanti sull'isola, erica arborea, erica scoparia, cisto, rosmarino e l'ailanto. Il pascolo è purtroppo una delle principali fonte di minaccia per il leccio. Relativamente alla composizione dei branchi, Spagnesi identifica tre diversi gruppi: unisessuali, familiari e misti. I gruppi unisessuali sono frequenti a fine primavera e raggruppano la maggior parte di maschi. Femmine e capretti vivono in piccoli gruppi, anche se possono formarsi branchi familiari più numerosi composti da femmine e piccoli dell'anno. Durante la stagione degli amori i maschi si uniscono alle femmine con la composizione di branchi misti. Mediamente l'età di sopravvivenza è di 11-12 anni.
Consistenza della popolazione
Si anno stime di consistenza della popolazione discontinue nel tempo, dipendenti dalla possibilità di effettuare censimenti annuali; nel 1986 Spagnesi riporta quale consistenza minima stimata il valore di 300-350 animali; nel 1992 sono stati registrati 450 capi, mentre negli ultimi 5 anni i valori oscillano tra i 200-250 animali.
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